Abbiamo attraversato secoli e ancora secoli, distese infinite, terreni impervi e praterie, monti aspri e deserti inospitali. Abbiamo visto milioni di volte la morte fare spazio alla vita e la vita morire, il fuoco bruciare la speranza, l’acqua inondare le nostre città. L’oscurità rapire la bontà del cuore. Abbiamo visto scorrere lacrime e paure, rinunciato e rilanciato, tremato e esultato. Eppure ancora oggi quando guardiamo un essere umano negli occhi, siamo così stupidi da giudicarne il moto e il respiro. Ciò che ti immobilizza non riguarda semplicemente ciò che di questa vita ricordi. Ciò che sei, affonda le radici nei mille volti che hai portato, nei mille corpi che hai indossato, nei milioni di cuori spezzati che ti hanno fatto sentire sbagliato, cattivo, nelle ferite che hanno sanguinato. Ciò che la mente ricorda non è certezza di ciò che hai vissuto, ciò che non vedi, non vuol dire che non sia mai esistito. In ogni attraversamento, in ogni vita, hai preso doni e abbandonato fardelli. Molti di quei dolori ancora dicono di te, scorrendo nel tuo sangue, influenzando il tuo respiro, rallentando il tuo passo, offuscando il tuo modo di amare e il fatto che tu non li definisca, non significa che loro, ahimè, non definiscano te. Amati e sii più clemente con te e con gli altri, con le vite che non sanno e che ancora portano addosso.
Tiziana Cerra
www.tizianacerra.com

Ph Senshichi , Unsplash

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