Giochiamo ad essere e a volere partner perfetti e finiamo con il dipendere sempre più da questa proiezione illusoria che ci narra che abbiamo confuso il senso delle relazioni. Il partner non ha bisogno di essere perfetto e neppure noi. Le relazioni sono un acceleratore destinico che ci consente di attivare più velocemente i nostri talenti dormienti e la nostra direzione identitaria. Più le relazioni sono sospese più sono funzionali. Ciò che diciamo e facciamo in relazione ha il senso di spingere l’anima più vicina a se stessa, la nostra e quella del partner. Il partner amplifica l’appartenenza a se stessi, aiuta a spolverare il non visto, a risvegliare il rimosso, a esaltare ciò che abbiamo scartato. Il partner quindi deve essere il richiamo al risveglio di quel te interiore votato al sopravvivere e al sacrificio che, finalmente si risveglia alla vita. Ecco perché se d’un tratto l’altro rimane ancorato al passato, creeremo insieme un disegno di allontanamento che possa consentire ad entrambi di crescere ed evolvere, altrove.
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