Ognuno di noi ha diritto ad essere se stesso con le proprie contraddizioni, con i propri limiti. La felicità e l’evoluzione non hanno a che fare con la perfezione, con il divenire come tutti o con il trasformarsi in qualcosa che non si è. Viviamo illusi da problemi inesistenti, ignari che le nostre sofferenze hanno radici nella distanza dal nostro centro animico e non nei rimproveri che ci vengono mossi dalla società o dalla famiglia, nelle sconfitte, o in ciò che definiamo fallimenti. Non è apprendere come vincere, è risvegliarti a ciò che sai da sempre, a ciò che da sempre sei. Il talento non è qualcosa che devi sviluppare, affinare ma qualcosa che è in te, dormiente ma intonso, perfetto e unico dal tempo senza inizio.
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