Sei stato roccia, gas, nebbia, mente,
mesone che viaggia attraverso le galassie,
alla velocità della luce;
ora sei arrivato qui, amore mio.
E i tuoi occhi azzurri splendono, così belli, così profondi.
Hai preso il sentiero che per te era tracciato
dal senza-inizio al mai-terminato.
Dici che per arrivare qui
sei passato attraverso
molte milioni di nascite e di morti.
Innumerevoli volte sei stato trasformato
in tempeste di fuoco, nello spazio più remoto.
Hai consumato il tuo corpo
per misurare l'età delle montagne e dei fiumi.
Ti sei manifestato
come albero, erba, farfalla, essere unicellulare,
e come crisantemo.
Ma gli occhi con cui mi guardi stamattina
mi dicono che non sei mai morto.
I tuoi sorrisi mi invitano a giocare a nascondino
a quel gioco che nessuno sa quando sia cominciato.
O bruco verde, che usi il tuo corpo con solennità
per misurare la lunghezza del ramo di rosa cresciuto durante l'estate:
tutti dicono che tu, mio caro, sei nato la scorsa primavera.
Dimmi, da quanto tempo sei in giro ?
Perché hai atteso proprio questo attimo per rivelarti a me,
portando con te quel sorriso così profondo e pieno di silenzio?
O bruco, soli, lune e stelle scorrono fuori da me
ogni volta che espiro.
Chi è cosciente che l'infinitamente grande
va trovato nel tuo corpo minuscolo?
Su ogni punto del tuo corpo
migliaia di campi del Buddha si sono stabiliti.
Ogni volta che lo allunghi, misuri il tempo
che va dal senza-inizio al mai-finito.
Il grande mendicante dei tempi andati è sempre lì,
al Picco dell'Avvoltoio,
e contempla un tramonto ancora splendido.
Gotama, che strano!
Chi ha detto che il fiore dell'Udumbara
sboccia solo una volta ogni tremila anni?
Il suono della marea che sale, non puoi sentirlo
neanche se tendi l'orecchio.
nota: ho scritto questa poesia molti anni fa (Thich Nhat Hanh)
"il vecchio mendicante" è il Budda Shakyamuni.