家


Non è quel che è fuori, ma è quel che è dentro e se quel che è fuori trova un senso, lo trova perché un senso lo trova dentro, nel cuore.

Era tanto il freddo stamattina, "Andrea per favore, metti il piumino che andiamo a prendere nonna a Rivalta". Usciamo un po' di corsa e in ritardo come al solito, mi accorgo intanto di non aver fatto benzina al solito distributore, quindi chiamo mia madre che mi consiglia un distributore nei pressi di casa sua a Rivalta, "è di strada" mi dice.

Intanto con Andrea ci raccontiamo un po' di cose, i momenti in auto sono momenti preziosi dove raccontarsi è abbracciarsi, ma senza stringersi, solo parlando. Mio figlio mi sorprende sempre di più crescendo, la sua sensibilità, il senso più grande delle cose e il cuore puro verso il mondo, verso tutto il mondo e questo meraviglioso senso di protezione per i più deboli, che tanto fa suo.

Era una mattinata "magica" lo sentivo. Non credo nella magia in quanto tale, credo nella magia dell'universo che ogni giorno tenta di comunicare con noi oltre il nostro sentire. Magia è la meraviglia della vita che scorre e che vive.

Arrivo al distributore consigliatomi da mia madre, accosto ma un signore gentile mi dice " mi dispiace ma il servito è solo per il GPL" (bene vi svelo un segreto , io detesto mettermi benzina da sola) sorrido ringrazio e proseguo. "Farò benzina altrove, avrà un senso fare benzina altrove" penso dentro di me... "è da stamattina che non riesco a metter benzina...chissà dove dovrò fare benzina oggi e perché ..."

Arrivo davanti casa di mia madre lei ci stava aspettando, partiamo subito. In auto attraversiamo Tetti Francesi ricordando con mia madre e Andrea mille aneddoti legati al paesino nel quale per molto tempo abbiamo vissuto, é il paesino nato accanto alla Fiat di Rivalta, un paesino di gente a me molto cara, cresciuto intorno all'indotto Fiat , quanti ricordi. Io per molti lì, sono ancora Tizianella, come mi chiamavano nonna Antonietta e nonno Giacomo.

Ricordo la casa con il terrazzo grande sopra la farmacia, la nostra prima casa, i banchetti di frutta e verdura all'uscita degli operai Fiat alle 22.3O e noi che spesso andavamo a prendere mio padre a fine turno, stanco. Ricordo le tute blu sporche di grasso e i sorrisi copiosi di gente che condivideva il sacrificio e l'amore per le proprie famiglie, faticando in catena di montaggio. Molti di loro, come mio padre, provenivano dal sud Italia e molti al sud avevano lasciato cuore e famiglie numerose, trovando ad accoglierli solo i cartelli "non si affitta ai meridionali".

Andavamo a comprare il pane da Ribone, il latte da Clementina, la carne da Enzo il Macellaio o in agnelleria , gli elettrodomestici da Placanica , ma la spesa la facevamo da Festa, mi ricordo i sorrisi che trovavo sempre in questo super mercatino di paese e ricordo la sensazione che mi dava quando entravo, mi sembrava così grande questo negozio, in realtà ero io che ero davvero davvero piccola. Ricordo i sorrisi di Sabato ad accoglierci e della sua famiglia , "Festa" era a gestione familiare e in quel paesino si aveva la sensazione di essere tutti una piccola grande famiglia. Tutti uniti un po' , da uno stesso "destino" , non sempre facile.

Qualche settimana fa proprio da Tetti Francesi sono passata a salutare Cinzia, era in negozio da sua sorella Luisella , lei ha lì il negozio di acconciature da sempre, Cinzia ora vive in America é una delle persone più care della mia vita e dei miei ricordi di ragazza e bambina, siamo sorelle da sempre e nel tempo abbiamo scoperto vite parallele, incredibilmente unite da promesse di vita simili.

Al solito angolo vicino alla posta c'era il bar Jimmy, il bar della famiglia di Ettore mio compagno di classe alle elementari, mi fermo per un cappuccino e incontro Siro e Aldo amici di zio Matteo, abbiamo riso e scherzato per un po' ricordando i tempi, quando studiavo e scrivevo le ricette dal Dottor Benedetto.

I sorrisi sono sempre gli stessi in questo piccolo luogo di gente che ha sempre lavorato duro ed il bene anche. Quanto tempo è passato da allora. Abbiamo ricordato insieme quando nonno Giacomo era al bar del Centro Sociale e Zio Mat allenava i ragazzi della squadra di calcio. Nonna briscolona ,come la chiamavo io correva avanti e indietro salutando tutti e scappando impegnata da un negozietto all'altro. Non si facevano grandi spese, perché anche l'acquisto di un pacco di zucchero o di caffè, rappresentava l'occasione per uscire e incontrare qualcuno.

Io ho frequentato lì le scuole, dall'asilo alle medie di De Vito (il custode della scuola). Al martedì, il giorno del mercato nonna mi comprava 50 lire di caramelle e passavamo a comprare la frutta da Tony. Ricordo il vento forte in faccia al mercato di Tetti Francesi che si insinuava tra i grandi ombrelloni, ricordo Alberto il barbiere amico di tutti all'angolo del palazzo di fronte alla piazza, la vegé, le casette indipendenti piccole a lato del mercato che sembravano regge, il mattonato bianco della scuola elementare e le grandi sue finestre, gli armadietti dell'asilo, le bidelle, le sorelle Esposito...meravigliose , Rudy , Gioacchino, Loredana e sua sorella Mariangela, Saverio, Susanna, Antonella, Antoinette e la sua meravigliosa mamma, Alain che faceva impazzire tutte le ragazzine e molti, tanti altri. Tutte icone, in un paesino tanto semplice quanto meraviglioso.

Ricordo Giuseppe, il mio compagno di classe, quando invitato alla mia festa si presentò con un Pierrot nascosto dietro la schiena. Era caduto Giuseppe per correre e arrivare, aveva tutte le mani sporche quando arrivò, era in ritardo, preoccupato per non essere così pulito , per essere arrivato dopo e perché doveva entrare a casa mia sporco di terra. Era timido Giuseppe e con un cuore d'oro, anche se considerato da molti "bullo". E io già allora sentivo forte la sensazione di isolamento e disparità, di chi preferiva giudicare invece di lodare. Sarebbe stato un crescendo per la mia intera vita.

Dopo mille ricordi abbiamo proseguito e mia madre mi ha detto "non prendere la tangenziale, così passiamo a fare benzina dove va sempre papà". Io asserisco e procedo, nonostante fosse molti paesi dopo, non avevamo fretta stamattina ,era un dono essere in macchina insieme e poter godere di tutto quel tempo di noi.

Finalmente arrivo al distributore faccio il pieno e decido di entrare al bar accanto, mia mamma aveva già preso il caffè non voleva nulla, mio figlio voleva gli portassi il ginseng in auto ed io finalmente potevo bermi un cappuccino. Di corsa, non avevo neppure ancora fatto colazione .

Ho realizzato immediatamente che quello era il bar dove per molti anni sono andata a mangiarmi brioche buonissime, l'ultima volta che entrai era circa undici anni fa. Mi accorgo da subito che molto era cambiato , sorrido e chiedo un cappuccio ed un ginseng , il signore mi guarda e ridendo mi dice :"forse il cappuccio c'è , possiamo farcela a farlo, ma il ginseng no di sicuro"...chiede rassicurazione alla collega in merito all'esistenza del cappuccino, continuando a sorridermi e conscio che la risposta era un po' bislacca in un bar, continuando "sa siamo un bar un po' anomalo" ed io che sorridevo pensando che buffa situazione.

Immediatamente mi domando, come posso esser finita a tentare di prendere un improbabile cappuccino in un improbabile bar, tra milioni di bar incontrati per strada e attraversando almeno cinque paesi. Mi stupiva il fatto che le vetrine fossero completamente vuote, sostava triste e rassegnato un unico croissant, era tutto così improbabile, certo il personale era simpatico ma che stranezza, mica si capiva bene cosa facessero in quel posto. Potevo mica essere lì per caso, comunque.

Faccio una piroette su me stessa ed immediatamente... ecco che scorgo in fondo al bar, vicino alla grande vetrata, un unico cliente. Sta seduto silenzioso in un tavolino molto distante, sta leggendo il suo giornale e si volta spesso a sorridermi accennando un inchino seduto. Accanto a quel bar c'è il cinema dove la scorsa settimana sono andata a vedere da sola "your name" , il manga giapponese in proiezione per soli tre giorni, non ero mai andata da sola al cinema prima di allora.

I'uomo al tavolino è un anziano signore giapponese. In terra accanto a lui il suo fedele cagnolino ed io sono incantata ad osservarli con gioia.

Tutto é dentro nulla è fuori, tutto accade per una ragione, sempre.

Avevo percorso oltre 60 km, non avevo imboccato la tangenziale come mio solito, su consiglio di mia madre, avevo attraversato molti paesi, avevo faticato a trovare un distributore, fatto colazione in un bar non bar, tutto solo ...per il sorriso di quell'uomo... tutto solo per incontrare gli occhi di quell'uomo...

Quanto grande era per me quel dono, d'un tratto tutto aveva un significato...il mio significato...
Tutti quei ricordi, il tempo che si prendeva per mano, lo scorrere dei pensieri, il passato che aleggiava leggiadro su me e nella mia mente, che rincorreva curioso il presente, il mio presente, il mio qui e ora, che si manifestava così chiaramente in quel sorriso, in quegli occhi gentili e sorridenti. In quel preciso sorriso, in quella gentilezza d'altri luoghi ,d'altri tempi..in quell'accenno di inchino ed in tutta quel "senso" che lui solo lui lì poteva e sapeva così meravigliosamente rappresentare, in uno strano mattino qualunque, in un improbabile perché qualunque.

Casa. La via più improbabile ed ero arrivata a casa.

Ero felice, immensamente felice. Sapevo di avere gli occhi lucidi e il cuore grato, ora potevo anche andare. Ora sapevo e potevo assolutamente rientrare.

Tiziana Cerra
Repost 31 gennaio 2017

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