Ieri molte pagine sui social riportavano la foto scattata in spiaggia a Follonica di una donna dello spettacolo. Incuriosendo gli avventori affinché scoprissero chi, quella donna, rea di qualche chilo di troppo, fosse.
La stessa foto era comparsa proprio ieri su una nota testata di gossip. Una foto sgranata, rubata quindi da lontano, presa per tirare su like e ricevere consensi, perché forse non lo sapete ma gli studi del settore dimostrano, che è molto più facile attirare consensi mettendo qualcuno al patibolo, che non elogiandolo. È questo che dovrebbe farci riflettere, perché dopo tutto Vanessa Incontrada su quella foto era “ognuna di noi”, era tutte le donne, rappresentava quel tentativo morboso e costante di volere la donna imperfetta sempre, paragonandola a quanto di perfetto esista solo in un corpo i cui canoni sono quelli dettati dalle foto delle riviste patinate e dalla dimostrazione che pur facendo 15 figli, sai rimanere snella e soda, guai fosse il contrario. Sarebbe il più abominevole dei peccati. Perché essere pesate da tutti come quarti di manzo al mercato in piazza, pare essere una costante accettabile e normale. Si chiama body shaming (l'atto di deridere/discriminare una persona per il suo aspetto fisico) ed è uno dei tanti modi in cui la nostra società dimostra di puntare il dito contro i crimini secolari e di guardarsi poco dentro, continuiamo a notare la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel nostro.
Ricordiamoci però delle nostre piccole miserie quotidiane, quelle che sapremo migliorare ed elevare, solo nel momento in cui, il rispetto per il nostro “essere” ed il nostro femminile, sarà il rispetto non che dobbiamo ma che sentiamo di donare, a chiunque avanzi su questa umana terra.
Scusa Vanessa e grazie per portare alto un messaggio che vuole e può, renderci tutti migliori.
Tiziana Cerra