L’anima risvegliata sa. Chi ha più sofferto meno lo dimostra, abituato da sempre a dovere essere forte. Chi più ha bisogno di amore, meno sa chiederlo. In un viaggio introspettivo importante, il dolore deve acquisire “nome” e dignità ed apprendere ad auto ripararsi attraverso il ritorno a se stesso, a ciò che lo ha generato. Non un ricordo vigile, esatto e chiaro ma un “finalmente affidarsi” che lascia spazio al credersi. Da qui scaturisce un nuovo incedere e una iniziale, flebile, impercettibile apertura a ciò che si era chiuso fuori da sempre e ad un reale cambiamento destinico che non riguarderà solo l’individuo ma l’intera famiglia, liberando così da sofferenze generazionali e schemi l’intera discendenza.
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(foto Annie Spratt, unsplash)