Parlami con segni con cenni
briciole sul davanzale
ideogrammi di ombre su piastrelle
trattami come un uccello spaventato
come uno squilibrio nel tuo perfetto
ordine di conti chiusi,
rincuorami ridammi sede
nel petto acceso e non
questo parcheggio sotterraneo
in cui vivo sola senza discorsi
per i cosiddetti vivi,
senza ponti.
Sono matassa di smarrimenti
senza disegno, senza calce
viva sotto pelle
di tamburo che vibra
a ogni sfioramento, sono
bambino sbucciato
corso via perdutamente e poi caduto
a terra, come sparato,
al cuore,
su questi frammenti
soffia parola viva
abitata da api
della luce.
Io sono lì nel tuo pugno
a prendere il sole
pianissimo,
per non svegliarti.
Chandra Livia Candiani